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giovedì 1 luglio 2010

SIAMO TUTTI POMIGLIANO

  
"Siamo tutti Pomigliano" non e’ solo uno slogan: ovunque ormai, a scuola, in fabbrica, in ufficio, e’ diffuso un sentimento di insicurezza, la percezione che basta un niente, una delocalizzazione, una ristrutturazione, una dichiarazione di stato di crisi perché da un giorno all'altro un lavoro a tempo indeterminato- una volta considerato poco stimolante  ma certamente sicuro- si trasformi in lavoro precario....
... Così, in un contesto storico-politico di generale instabilita’ e di estrema  frammentazione sociale, a Pomigliano si sperimenta tutto il deficit morale,culturale e  gestionale di cui  imprenditoria e governo italiani sono  capaci, sotto la sguardo di un sindacato- per fortuna non tutto- compresso tra l’ imbarazzo di una proposta indecente e il fantasma della propria estinzione definitiva. Credo sia del tutto evidente  che il diritto allo sciopero negato, le ottanta ore di straordinario annue «senza preventivo accordo sindacale», un ciclo del lavoro a 18 turni (con l'ultimo turno che finisce alle 6 della mattina di domenica), 10 minuti in meno di pausa nell'arco di una giornata, pausa mensa a fine turno che rischia di essere riempita da lavoro straordinario siano i cardini di un accordo - firmato da Fiat e sindacati Fim, Uilm e Fismic - tra un padrone che tiene il coltello dalla parte del manico e un lavoratore sotto ricatto.
Pomigliano rappresenta una applicazione pratica di quella  politica che  negli ultimi anni  ha progressivamente  operato la soppressione dei diritti costituzionali e umani  e  cancellato le   gloriose battaglie che li avevano affermati. Cultura e politica che hanno ridotto  un intero corpo sociale  in stato di sudditanza: le donne non decidono piu’ del loro corpo, i lavoratori sono  schiavi , le leggi ad personam, la magistratura delegittimata, la scuola e la ricerca cestinate , l’informazione imbavagliata, l’ambiente annientato o svenduto. Una classe  dirigente venata da corruzione morale e materiale che  ripropone modelli socio-economici-culturali  vecchi di secoli trascinando il paese in un vicolo cieco.
In questo clima da “Mondo nuovo”  huxleyano  Pomigliano una piccola lezione ce la da’: gli operai lazzaroni ,turco-napoletani, assenteisti e furbacchioni , da mesi col salario falcidiato dalla Cassa integrazione, chiamati a decidere contro se’ stessi in un'area geografica afflitta da povertà endemica e camorra, hanno detto  “ni”.
Difficile dire cosa avremo fatto noi al posto loro.
Chissa’ questo punto se sara’ il  falso liberal Marchionne a trovare il capro espiatorio su cui far ricadere responsabilita’ sue , di Fiat e del Governo per richiudere Pomigliano (e non solo).Pomigliano non e' solo tenneo di capestio dei diritti, ma  anche campio di miopia/malafede industriale.
Il destino delle produzioni in crisi , tra i quali l'automobile occupa il secondo posto dopo gli armamenti, e’ segnato se non  si ragiona su una prospettiva di riconversione produttiva green ,che non si attua schiavizzando la mano d’opera o trasferendo la Panda a Pomigliano,ne’ tantomeno la si puo’ operare dall’oggi al domani.
Nel caso specifico potrebbe essere  messo a punto un piano europeo di riconversione delle industria   dell'auto, che accompagni la sua transizione verso il sistema della nuova mobilità urbana. Un piano completo di  ammortizzatori sociali e formazione dei lavoratori del settore, che promuova l’integrazione con i  produttori di componenti/ sistemi per la nuova mobilità e con i  centri di ricerca .Un piano che indirizzi commesse straordinarie delle amministrazioni e delle aziende pubbliche per lo sviluppo di sistemi di mobilita alternativa
In generale i settori in cui progettare, creare opportunità e investire non mancano: dalle fonti di energia rinnovabili all'efficienza energetica, dalla mobilità sostenibile all'agricoltura a chimica e chilometri zero, dal riassetto del territorio all'edilizia ecologica. Tutti settori che hanno un futuro.
Illusorio oggi pensare che la  riconversione green arrivi dall’alto, piu’ probabile  e’ la sua costruzione dal basso: fabbrica per fabbrica, comitato per comitato , citta’ per citta’, coinvolgendo le  forze sane, le risorse intellettuali, i comitati ambientalisti , i cassintegrati e i giovani senza lavoror, i gruppi di economia solidale etc etc del territorio  oltre ai  governi locali per presentare una proposta locale  avanzata , in grado di stanare governo e imprenditoria.
E le risorse? Io credo che una parte del mondo imprenditoriale, piu’ slegato dalla politica e  dai grossi poteri sappia cogliere le opportunita’ di un modo di produrre sostenibile. Per quel che riguarda  il governo centrale si potrebbe cominciare ad investire su ricerca e rinnovabili e progetti di riconversione green, anziche’ gettare denaro pubblico nelle rottamazioni ,nei ponti di Messina , nel nucleare , negli expo e  nelle penali Ue per tutte le violazioni ambientali ,riportandoci all'età della pietra e riempiendoci di veleni.

Elisabetta Patelli
Presidente dei Verdi della Lombardia

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"Tutte le promesse di benessere e tutte le sicurezze date in epoca moderna dalle istituzioni statali nazionali, dai politici e dagli esperti di scienze e tecniche, sono state distrutte. E non c'è più in giro un'istanza che tolga all'uomo le sue nuove paure. Ecco allora che la crisi ecologica ci fa intravedere qualcosa come un senso all'orizzonte, persino la necessità di una politica globale ed ecologica nel nostro agire quotidiano". U. Beck